Roma – L’ecologia è il nuovo trend dell’ICT mondiale. Le aziende sono sempre più attente alle ricadute ambientali delle proprie infrastrutture e delle proprie tecnologie, ma la vera novità è che le fonti di energia alternativa si stanno facendo sempre più curiose e originali: chi avrebbe immaginato che fare la corsa per prendere il treno al volo potesse illuminare una stazione?

L’idea è quella di utilizzare la pressione esercita dai piedi durante la rullata: il peso viene prima appoggiato sul tallone e poi scorre verso la punta, e questo movimento può essere sfruttato per far scorrere anche un liquido posto sotto il pavimento. Il flusso mette in movimento delle mini-turbine, che trasformano l’energia cinetica in energia elettrica, che a sua volta viene immagazzinata in delle batterie.
“Bisogna solo rendersi conto del fatto che tutte le strutture si muovono un po’ – spiega David Webb, uno degli ingegneri impegnato nella trasformazione di Victoria Station – Questo tipo di tecnologia serve appunto per sfruttare in modo utile l’energia prodotta da questo movimento”. Non soltanto i pavimenti possono essere sfruttati per questo scopo, ma anche le rotaie o i ponti dove transitano i treni: esperimenti in questo senso sono già stati portati a termine con successo, visto anche che la massa di locomotiva e vagoni e la velocità con la quale si spostano è decisamente superiore a quella di un passeggero.
I possibili sviluppi di questa tecnologia sono molteplici: qualsiasi oggetto in movimento, che si tratti di un elmetto calzato da un soldato o di una antenna sul tetto di un palazzo, potrebbe essere sfruttato per accumulare preziosa energia da utilizzare in seguito. Si tratta di tecnologia a portata di mano, che ha già visto alcuni prototipi funzionanti in circolazione, che probabilmente da sola non basterebbe a coprire l’intero fabbisogno di una città ma che potrebbe essere integrata con altre tecnologie per ridurre in maniera consistente la produzione di anidride carbonica causata dall’utilizzo di combustibili fossili.
È il caso, ad esempio, delle celle a combustibile. Da anni si discute di una loro sempre più imminente introduzione su larga scala, ma ora finalmente sembra che in Giappone si siano decisi a fare sul serio: sarebbero più di 3mila le famiglie di Tokyo pronte a far installare davanti alla propria abitazione un apparecchio per la cogenerazione di energia elettrica prodotto da Matsushita Electric. Un progetto che potrebbe espandersi velocemente, e che porrebbe la nazione del sol levante all’avanguardia nel cammino verso l’idrogeno.
Le celle a combustibile funzionano grazie ad una reazione chimica tra ossigeno e idrogeno, il cui risultato è elettricità e acqua calda: ciascuna abitazione potrebbe dunque sfruttare queste due risorse per tenere in funzione gli elettrodomestici e riscaldare gli ambienti. Un bel vantaggio, soprattutto per una nazione che non dispone di molte fonti di energia naturale e che, a causa dell’elevato rischio sismico che la contraddistingue, non è sempre in grado di garantire continuità ai servizi di fornitura di energia durante i disastri naturali.

I cellulari, d’altronde, sono tra gli apparecchi elettronici più diffusi sul pianeta: Connect2Climate tenta di sfruttare questa popolarità, lanciando una serie di applicazioni per giocare con il proprio apparecchio e sensibilizzare sui rischi del riscaldamento globale. Che si tratti di un orso polare che pone domande sull’inquinamento o di un colorato biplano che vola in cerca di consigli sull’ecologia, lo scopo è quello di fare edutainment. E chissà che dove non è arrivato il protocollo di Kyoto arrivi invece il T9.
Luca Annunziata su Punto Informatico
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