Niente sesso, siamo online

21 settembre, 2007

Drammatiche news dalla rete…
“Roma – Demotivati, annoiati, agitati: se privati di una connessione
alla Rete sono molti gli americani che precipitano in un catalettico
senso di isolamento di cui risente tutto, anche la vita sociale,
persino quella affettiva e sessuale. Ad aggiungersi al coro dei cantori della dipendenza da Internet, un’indagine dell’agenzia pubblicitaria JWT.

Fra i 1011 netizen adulti americani, il campione intervistato online nei giorni scorsi, quanti resistono senza Internet? Il 15 per cento, riporta Reuters,
non può rinunciare alla Rete per più di un giorno, il 21 per cento
ritiene di poter tollerare di restare offline per un paio di giorni, il
19 per cento non presenta sintomi prima di qualche giorno di astinenza.
Una smania che non risparmia nessuna delle fasce d’età prese in
considerazione, che affligge il 59 per cento degli uomini, contro il 50
per cento delle donne. Solo un quinto degli intervistati ritiene di poter sopravvivere, se disconnesso per più di una settimana.

“Si
sentono ansiosi, isolati ed annoiati nel momento in cui si trovano
forzatamente offline – ha spiegato Ann Mack, a capo della divisione JWT
che ha elaborato il sondaggio – si sentono disconnessi dal mondo, dagli
amici e dalla famiglia”. È infatti stato rilevato, riporta in maniera dettagliata knoxnews.com,
come il social networking sia una delle attività predilette dagli
intervistati, una preferenza che dimostra come si tenda
progressivamente a travasare la socialità dentro la Rete.

L’abitudine
alla Rete non si limita infatti ad erodere la percentuale di tempo
dedicata agli altri consumi mediali, come tv e stampa: il 28 per cento
degli intervistati ha ammesso che le tecnologie rubano tempo da dedicare alle relazioni,
agli amici, alla famiglia. Il 20 per cento, pur di non rinunciare a
smanettare online, finisce addirittura per trascurare il sesso.

Del
resto, circa il 60 per cento degli intervistati ha concordato che “le
tecnologie digitali sono una componente essenziale del loro stile di
vita”, un’affermazione che rappresenta soprattutto i più giovani del
panel, ma che anche il 49 per cento dei più anziani ha dichiarato di
condividere.

La differenza fra i netizen giovani e
attempati, mostrano i dati JWT, non emerge in termini di tempo
trascorso online o in termini di affezione nei confronti della Rete: lo
spartiacque fra le diverse fasce d’età si gioca piuttosto sul fronte
della modalità con cui ci si connette. “La mobilità è
la nuova frontiera”, ha dichiarato una rappresentante JWT: se gli
americani più anziani si dimostrano abitudinari, prediligendo una
postazione di accesso a Internet stabile e familiare, i giovani propendono per una connettività ubiqua, e considerano telefonini e smartphone una naturale estensione del proprio corpo.

Quello presentato da JWT non è l’ennesimo studio volto ad indagare sintomi e conseguenze della dipendenza da Internet e dalla tecnologia. Nessuna condanna neoluddista, nessun accenno al tecnostress, nessun invito ad annoverare la tendenza all’abuso della Rete fra le malattie ufficiali, da curare con terapie d’urto. JWT opera sul mercato pubblicitario e intende cavalcare il trend a favore dei suoi clienti, che, prevede il Jack Myers Media Business Report, confermando quanto annunciato nei mesi scorsi da Forrester Research, investiranno sempre più nell’advertising online e a mezzo telefonia mobile.”
Gaia Bottà su Punto Informatico

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Il mio atto d’accusa al sistema Coop, cifre alla mano

20 settembre, 2007

dalla lettera al Sole24Ore di Bernardo Caprotti (presidente di Esselunga)

“Caro direttore,
lo confesso. Sono imbarazzato, anzi, intimidito. Non
sono un uomo pubblico e non ricordo di aver mai scritto su un giornale.
Però la gentilezza con la quale me lo si è richiesto, mi ha indotto a
cimentarmi. Buona occasione – oltre che per ringraziare pubblicamente –
per pubblicamente rispondere all’ultima insolenza del presidente di
Ancc, Associazione nazionale cooperative consumatori, Aldo Soldi, che
ha appena dichiarato a un giornale che la questione Esselunga
appartiene al folklore. Come se noi di Esselunga ogni mattina ci
alzassimo, per poi passare la giornata a ballare la tarantella, o ci
unissimo alla sagra delle “colombe della pace”, tema per tanti anni
carissimo alle feste dell’Unità di tutta Italia. Vediamo allora, cifre
alla mano, il nostro e l’altrui folklore del 2006. Osserviamo cioè i
dati di bilancio delle cinque grandi cooperative (Unicoop Firenze, Coop
Adriatica, Coop Estense, Unicoop Tirreno, Coop Liguria) di cui
trattiamo nel volume «Falce e Carrello» che sarà presentato domani alla
stampa.
I dati, aggregati, li raffrontiamo ai dati 2006 di Esselunga (si veda la tabella).
È facile constatare che noi abbiamo prodotto, con 132 negozi e la metà
degli addetti, un risultato del 47% superiore a quello della Coop (del
367% superiore se escludiamo il frutto finanziario dell’anomalo
“prestito sociale”) e abbiamo “contribuito” con le nostre imposte per
più del doppio di tutti questi messi assieme.
Qualità, livello di
servizio ed eleganza a parte – tutti fattori opinabili – a quale
livello di prezzo si verifica quanto sopra? Di prezzo per il
consumatore, voglio dire. È vero almeno che costoro sono dei
benefattori?
Oltre a quanto già affermato lo scorso anno a mezzo
stampa e in parte riportato nel volume cui ho accennato, presento qui
due casi proprio recenti, attuali.
Nell’imminenza dell’evento,
abbiamo verificato cosa fa Coop Estense, la cooperativa modenese
presieduta da Mario Zucchelli, a Ferrara, splendida e ricca città ove
questa Coop è dominante a tal punto da avervi escluso persino
l’ipermercato della sorella Conad (Conad è anch’essa parte di Legacoop).
Abbiamo
raffrontato Ipercoop di Ferrara con Ipercoop Grand’Emilia di Modena e
poi con la piccola Esselunga di via Morane a Modena e con l’Esselunga
di via Ripamonti a Milano. Lo abbiamo fatto attraverso una nota società
specializzata in rilevamento prezzi su circa 3.100 prodotti uguali e
quindi direttamente confrontabili.
Gli indici di prezzo risultanti
mostrano Esselunga di Modena a 100, Esselunga di via Ripamonti a Milano
a 101, Ipercoop di Modena a 102 e Ipercoop Ferrara a 110. Abbiamo poi
fatto, noi, fisicamente 4 grosse spese di 150 articoli, acquistando gli
stessi prodotti nei 4 punti vendita citati (si tratta degli articoli
più comuni e centrali degli assortimenti, da Barilla a Nestlè, da
Lavazza a Coca-Cola). Ne esce che soci e consumatori di Ferrara (da
Ipercoop Il Castello di Ferrara, Coop Estense) pagano il 10% in più dei
modenesi che fanno la spesa a Grand’Emilia di Modena, medesima
cooperativa.[…]”
continua a leggere l’articolo->

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fantastico…

20 settembre, 2007


…politically (in)correct…!

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Torna la ‘Topolino’?

30 agosto, 2007

 

UN ALTRO MITO CHE RISORGE? Dopo aver fatto rinascere la 500, la Fiat potrebbe rifare la Topolino (nella foto un modello del 1938), un'altra

 

UN ALTRO MITO CHE RISORGE? Dopo aver fatto rinascere la 500, la Fiat potrebbe rifare la Topolino (nella foto un modello del 1938), un’altra “micromacchina” che risponda alle esigenze di mobilità di base nelle città. Lo afferma il numero di settembre di Quattroruote, per il quale la nuova citycar potrebbe ospitare fino a quattro persone in meno di tre metri. Il mensile aggiunge che il progetto della piccola Fiat si preannuncia rivoluzionario, con trazione e motore posteriori rispetto alla tecnica impiegata comunemente di trazione e motore anteriori. Il propulsore dietro, aggiunge il giornale, è un vantaggio per la sicurezza poiché si elimina il rischio di intrusione nell’abitacolo in caso di incidente e perchè si tutela maggiormente l’incolumità dei pedoni. La Topolino, il cui vero nome commerciale è tutto da decidere, precisa Quattroruote, sarà un inedito bicilindrico a benzina di 900 cm3 turbo capace di viluppare tra 90 e 110 cv. Sarà innovativo anche lo schermo interno con i due posti supplementari posteriori rialzati, sopra il motore, per guadagnare spazio longitudinalmente. La citycar dovrebbe essere pronta per affrontare l’esame del mercato prima del 2009, conclude il mensile, sempre che la Fiat dia il via libera definitivo al progetto sviluppato in tutta segretezza a Torino.

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Ferrari, la Fia fa ricorso in appello

31 luglio, 2007

Il presidente della Federazione automobilistica
internazionale (FIA) Max Mosley ha annunciato che farà ricorso alla
Corte d’appello della federazione per quanto riguarda il caso di
spionaggio che ha visto coinvolte le scuderie di Formula 1 Ferrari e
McLaren, dopo la decisione del Consiglio Mondiale di assolvere la
squadra inglese.

«DECISIONE POLITICA»
– Il presidente della Fia Max Mosley, in una lettera pubblicata sul
sito della Federazione Internazionale dell’Automobilismo in risposta a
una missiva del presidente dell’Aci-Csai Luigi Macaluso, ha annunciato
di avere deciso di mandare in appello il caso del presunto spionaggio
della McLaren ai danni della Ferrari. Una decisione «politica» dovuta,
ha spiegato Mosley, alla serietà della vicenda e al fatto che alla
Ferrari era preclusa dal regolamento la possibilità di fare ricorso.
dal Corriere

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Una tranquilla mattinata di delirio FS

20 luglio, 2007

Dal box delle notizie del sito viaggiatreno, questa mattina:

20/07/2007 11:44Il treno 753 da Lamezia (09:40) a Reggio Calabria C.le (13:15) viaggia con un ritardo di minuti 48 per guasto al treno.
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20/07/2007 11:40Il treno 506 da Pisa C.le (0:02) a Torino P.N. (12:55) viaggia con un ritardo di minuti 33 per inconveniente tecnico.
_____________________________________________
20/07/2007 10:36Il treno 9429 da Milano C.le (08:00) a Napoli C.le (14:12) viaggia con un ritardo di minuti 35 per inconveniente tecnico.
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20/07/2007 10:32Il treno 9307 da Torino P.N. (06:30) a Roma T.ni (12:20) viaggia con un ritardo di minuti 40 per guasto al treno.
_____________________________________________

a che ora arriverò a casa questa sera?!
..si accettano scommesse.. 😦

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Cadaver Calculator

12 luglio, 2007

In giro si trova di tutto….!
Cmq, per chi volesse accopparmi.. non farebbe ancora un grande affare… 😀

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Ferrero: «Droghe alla portata di tutti»

11 luglio, 2007

ROMA
Quasi un italiano su tre ha fumato uno spinello almeno una volta nella
vita e il calo dei prezzi fa dire al ministro per la Solidarietà
sociale Paolo Ferrero che le droghe sono «alla portata di tutte le
tasche». Le morti per overdose sono state 517 (-20%), ma quelle legate
all’alcol sono 24 mila. Il dato è contenuto nelle relazione annuale al
Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia. Il costo
sociale del consumo di droghe è stimato per il 2006 a 10,5 miliardi di
euro, pari allo 0,7% del Pil e all’1,2% della spesa delle famiglie
italiane.
In quattro anni (dal 2001 al 2005) la percentuale di
consumatori di marijuana è aumentata del 45%, passando dal 22% della
popolazione al 32%. Tra gli studenti la percentuale dei fumatori di
marijuana è del 24,5%. La relazione registra non solo un aumento nel
consumo di cannabinoidi, ma anche di cocaina, mentre quello di eroina
resta stabile. È cresciuto del 2,2% il consumo di allucinogeni e
stimolanti.

(Emblema)
(Emblema)

DATI – Dal 2001 al 2005 sono aumentate le
persone che consumano più sostanze illegali: dal 14% al 17%. L’uso
concomitante di più droghe è particolarmente diffuso fra gli studenti
(22%) mentre l’87% assume la cannabis come unica droga illegale.
Le
regioni con più consumatori sono il Lazio per i cannabinoidi (10,6%),
la Lombardia per la cocaina (4,7%), la Liguria per l’eroina (0,7%).
L’uso di anabolizzanti riguarda gli studenti maschi (8 studenti su 10
mila); il 21% ne ha fatto uso 20 volte o più. Fra gli studenti l’uso di
cocaina è limitato al 4%, mentre quello di eroina all’1,6%. La
discoteca è indicata come il luogo privilegiato dagli studenti per
l’acquisto della cocaina.

ALCOL E FUMO
– Fra il 2001 e il 2005 si è avuto un calo nel consumo di bevande
alcoliche (per lo più fra i maschi) e delle sigarette (dal 36,3% nel
2001 al 32% nel 2005). Se il fumo attrae meno gli uomini (-6,6%), nelle
donne è in crescita (+6,4%). In controtendenza, gli studenti bevono più
alcol: dal 64,7% del 2000 al 69,7% del 2006. Fra le ragazze si fuma
tabacco tutti i giorni (27,7%) più che rispetto ai coetanei (26,6%). La
relazione stima che siano 176 mila le persone in trattamento nei Sert.
Fra coloro che sono stati in trattamento e che si sono sottoposti al
test Hiv (67.300), il 12% è risultato positivo; il 39,5% al virus
dell’epatite B e il 61,9% a quello dell’epatite C.

MERCATO
Il mercato italiano è stato alimentato nel 2006 prevalentemente da
cocaina prodotta in Colombia, da eroina afghana, da hashish prodotto in
Marocco, da marijuana albanese e dalle droghe sintetiche provenienti
per lo più dall’Olanda. L’Italia viene considerata il secondo Paese
europeo per il consumo di cocaina dopo la Spagna, alla pari con il
Regno Unito. Le forze dell’ordine nel 2006 hanno sequestrato 4.625 kg
di cocaina, rispetto alle 1.812 del 2001.
PREZZI E PUREZZA
Dal 2001 al 2006 la media dei prezzi è passata da 99 a 83 euro per
grammo per la cocaina (-16%), da 68 a 52 per l’eroina nera (-24 %) e da
84 a 78 per l’eroina bianca (-7%); un aumento della media dei prezzi si
osserva per una singola pasticca di ecstasy e dose di Lsd, mentre
rimane invariata quella dei cannabinoidi. Calano i prezzi ma anche la
purezza: nell’ecstasy, ad esempio, la percentuale media di sostanza
pura (Mdma) riscontrata nei quantitativi analizzati nel 2006 è scesa a
poco più del 18% contro circa il 28% del 2001. Lo scorso anno è stato
stimato che sono stati 30 mila i nuovi consumatori di oppiacei e 9.500
a quelli di cocaina.

PERCEZIONE DEL RISCHIO
– È l’eroina la droga percepita come più dannosa (oltre il 95%),
seguita dalla cocaina. Il tabacco è considerato rischioso per la salute
da oltre l’85% dei soggetti: si osserva tuttavia una diminuzione
significativa nella percezione del rischio tra il 2003 e il 2005 tra i
soggetti di età comprese tra i 25 e i 44 anni. La cannabis, percepita
come dannosa per la salute dal 70% degli intervistati, viene
considerata sostanza rischiosa da un numero sempre minore di soggetti.
Quasi 5 milioni di italiani avrebbero cambiato opinione nell’arco di
soli quattro anni, passando da un’opinione negativa a una posizione di
non esplicita disapprovazione.

dal Corriere

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Nuova 500: motore verde e niente doppiette

6 luglio, 2007

TORINO – Dimenticare le vecchia 500. Terminate le dovute celebrazioni, la parola d’ordine dovrebbe essere proprio questa. Perché guidare la nuova piccola Fiat è tutta un’altra cosa. E se vista da fuori le linee sono più o meno «quelle», sotto il cofano e dentro la macchina si ha l’impressione capovolta: non più un tuffo nel passato, ma un passo verso il futuro. La prima sensazione, quando ci si siede al volante, è quella della solidità e della compattezza.

I sedili già montati sulla Panda (robusti, alti, ergonomici) e il volante solido tra le mani trasmettono sicurezza. «Abbiamo scelto i materiali per gli interni con una cura maniacale — spiega Luca De Meo, amministratore delegato di Fiat Automobiles —. La ricerca della qualità, reale e percepita, è stato il nostro obiettivo primario. Questo non voleva essere solo un remake della vecchia 500. Di quell’auto dovevamo richiamare solo la compattezza estetica e l’accessibilità economica. Ma il presente è il frutto della tecnologia più avanzata». Quindi i nostalgici si rassegnino. Niente gracchiate, niente borbottii e niente doppietta. Ma piuttosto un’auto silenziosa che fila come un treno e che in curva, anche a velocità sostenute, resta ben piantata in terra. Può avere tre tipi di motori. Due sono a benzina: il 1.2 da 69 cavalli e il 1.4 da 100 cavalli. Ma è soprattutto con il 1.3 Multijet 16 valvole da 75 cavalli che Fiat tenterà di raggiungere l’obiettivo dichiarato di vendere 120 mila pezzi all’anno. «Questi sono tutti motori già predisposti per rispettare le normative europee sull’Euro5 — precisa De Meo —. Ma non intendiamo fermarci qui».

Già, sulla ricerca di motori sempre più ecologici Fiat è decisa a sorpassare tutti. «A prescindere da quelle che saranno le decisioni in sede europea — annuncia infatti Sergio Marchionne, amministratore delegato del Gruppo — e indipendentemente da cosa faranno gli altri costruttori, noi ci impegniamo a raggiungere entro il 2012 il più basso livello medio ponderato di Co2. Nessun altro costruttore è in grado di farlo». Ma torniamo al volante della luxury baby, personalizzabile in 549.936 varianti. Il cruscotto è molto colorato divertente, i comandi facilmente raggiungibili. Lo spazio per guidatore e passeggero è abbondante. Chi sta dietro non è proprio in poltrona. Forse si poteva fare qualcosina in più per le gambe: un minimo di 10 centimetri e un massimo di 30 tra divano e schienale dei sedili anteriori è un p o ‘ poco rispetto a altri modelli della stessa categoria. Però a pensarci bene, a quale categoria appartiene la nuova 500? È una city car, d’accordo. Ma è davvero con le altre city car che dovrà contendersi clienti e quote di mercato? O piuttosto il tentativo è quello di andare alla caccia di clienti glamour come quelli che comprano per esempio la Mini? Gli indizi portano in questa direzione. Ma quanto costa? I prezzi variano a seconda degli allestimenti. Si parte da 10.500 per arrivare fino a 14.500 euro: 6 o 7 stipendi di un impiegato, più o meno. Nel 1957, quando la 500 costava 465 mila lire e un impiegato al mese ne guadagnava 50 mila, di stipendi ne occorrevano dieci. Ma pochi, già allora, seppero resistere alla tentazione.

 

 

Maurizio Donelli dal Corrieretutte le foto qui

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“Usala meno, comprala meglio” Legambiente presenta la classifica dei veicoli più o meno amici dell’ambiente

20 aprile, 2007
Non tutti gli Euro 4 sono uguali ecco i consigli di Legambiente per una mobilità sostenibile

Honda Civic e Toyota Prius sono le meno inquinanti. Seguite da Citroen C1, Peugeot 107 e la Toyota Aygo. Nessuna italiana tra le prime dieci, ma la Fiat ha una buona rappresentanza tra le monovolume più rispettose dell’ambiente. tra i furgoncini commerciali fino a mille chili di carico, i migliori sono il Fiesta Van CNG Gas della Ford, il Fiat Panda Van 1.2, e il Combo Opel 1.6 CNG Gas.

Questi i risultati di “Usala meno, comprala meglio” il primo rapporto italiano sull’impatto globale di furgoni e automobili curato da Legambiente e dall’associazione svizzera traffico e ambiente (Ata), realizzato con il contributo di SEP e di City Logistic Expo di PadovaFiere.
Legambiente e Ata hanno messo sotto la lente ben 500 modelli – i più diffusi in commercio oggi in Italia- tutti Euro4 e 160 furgoni commerciali. Fra i 18 parametri di analisi c’è il consumo di carburante, la rumorosità, le emissioni di gas serra (CO2) e quelle inquinanti con impatto sanitario che hanno portato a stilare una vera e propria classifica dei modelli più o meno virtuosi, giungendo alla conclusione che non tutti gli Euro4 sono uguali.

Oltre alla classifica assoluta che assegna un voto ad ogni mezzo, la ricerca mette a confronto anche i veicoli della stessa casa produttrice e i mezzi della stessa classe: mini, piccole, medie inferiori, medie, medie superiori, van 5 posti, van 7 posti, e 4×4. Per ognuna di queste categorie sono stati individuati i modelli meno compatibili con l’ambiente. Per le mini il primato negativo va alla Panda 1.3 Multijet 4×4, per le piccole alla Seat Ibiza 1.9 TDI PD, per le medie inferiori alla Caliber 2.0 L4 TD della Dodge, per le medie alla Ford Mondeo 2.2 TDCI SW GHIA, per le medie superiori alla Skoda Superb 2.5 TDI, per i Van 5 posti alla Chrysler PT Cruiser 2.2 CRD touring, per i Van 7 posti alla Chrysler Voyager 2.8 CRD Common Rail 2007MY, infine per le 4×4 alla Kia Sorento 2.5 CRDi.

Dalla ricerca emerge che il panorama italiano delle auto in commercio non è così roseo. Su 465 automobili euro 4 analizzate solo 90 (57 benzina, 30 diesel e 3 gas) possono fregiarsi delle 5 stelle (il massimo della ecocompatibilità) mentre ben 184 (105 a benzina, 78 diesel e 1 gas)modelli ottengono solo 1 o 2 stelle, dimostrando scarce performanches ambientali.
Sugli 86 furgoncini presi in esame solo 3 (1 a benzina e 2 a gas) conquistano le 5 stelle mentre la stragrande maggioranza, 70 (15 benzina e 55 diesel), hanno solo 1 o 2 stelle.

Ma perché una classifica italiana delle 4 ruote? Per scegliere i veicoli che inquinano meno, anche se Legambiente è convinta che la vera mobilità sostenibile si ottiene innanzitutto privilegiando i mezzi pubblici, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e le altre possibilità che prescindono dal possesso di un’auto come il car-sharing o il car-pooling. Una guida affidabile all’acquisto, dunque, anche per quanti vogliono sfruttare le opportunità contenute nell’ultima Finanziaria che incentiva il passaggio a modelli più ecologici.

Legambiente vuole così sostenere l’uso consapevole, per il portafoglio e per l’ambiente, dei mezzi di trasporto nel loro complesso, per due principali motivi: l’urgenza di ridurre le emissioni che alterano il clima prodotte dai trasporti e quella di ridurre PM10 e polveri ancor più sottili ribadendo per questo un’assoluta priorità: montare i filtri antiparticolato su tutti i camion e le auto diesel di nuova costruzione. La prima è una priorità economica e ambientale, la seconda è una necessità urgente per la salute pubblica.

Legambiente ritiene che vendere oggi auto diesel sprovviste di filtro antiparticolato sia un modo per mettere in circolazione delle auto inutilmente più inquinanti ad un prezzo peraltro identico a quello di altri modelli che emettono meno polveri inquinanti.
I costruttori, secondo l’associazione, dovrebbero riflettere sul fatto che l’inverno scorso sempre più sindaci e presidenti regionali hanno vietato la circolazione di auto a gasolio, anche “Euro 4”, che non erano dotate di filtro e che alcune regioni, come la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte sono pronte ad obbligare l’applicazione di trappole per le micropolveri sui vecchi camion. La firma al decreto di omologazione dei filtri per tutti i veicoli commerciali però ancora non c’è. Che cosa aspettano i ministri dell’Ambiente, dei Trasporti e della Sanità a vararlo? Ci sono lobby avverse o è semplice (ma colpevole) disattenzione? Noi intanto, di polvere ne abbiamo ormai pieni i polmoni.

Alla luce della ricerca Legambiente propone
Al governo
* Subito i FAP obbligatori per legge
* più soldi al TPL locale, al trasporto su ferro e al cabotaggio. Serve una legge speciale.
La finanziaria stanzia 90 milioni di Euro annui per un triennio per la mobilità sostenibile in città. Una bazzecola se si considera che per costruire una linea tramviaria in una città media (come Padova) il costo si aggira sui 100 ml di euro.
* Incentivi per la rottamazione auto più mirati su categorie di auto meno inquinanti.
* Tassare i SUV e i mezzi più inquinanti.

Agli enti locali
* Road pricing e altre forme di tariffazione del traffico urbano per limitarlo e nel contempo finanziare le alternative all’auto.
* Pm10, maggiore serietà nelle limitazioni invernali della circolazione. Non esentare i diesel (anche euro 4) senza Filtri anti-particolato. Controlli più stretti.
* I fondi locali destinati ad incentivare le rottamazioni sarebbero in più utili per potenziare il TPL, car sharing, car pooling e piste ciclabili.

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